IO LI HO LETTI
RACCOLTA DELLE IMPRESSIONI DI ALCUNI LETTORI Ritengo, come molti, che gli scrittori siano essenzialmente di due tipi: i "narratori" e i "descrittori". I primi si preoccupano essenzialmente della trama, tendono a tenere incollato il lettore con lo sviluppo incalzante degli eventi; i secondi invece curano in modo particolare la lingua. Più rari sono gli scrittori che cumulano le due caratteristiche. Amedeo Gigli a una prima lettura potrebbe sembrare del primo tipo, particolarmente nel romanzo "Il Resuscitamorti", che una volta iniziato non si molla finché non si arriva all'ultima pagina. Le frasi scorrono via veloci, la lingua appare semplice quasi popolaresca. Ma proprio questa semplicità, il fatto che alla scrittura "non si faccia caso", indica che in realtà l'autore ha lavorato di cesello per giungere a un risultato così godibile. Un altro aspetto che mi ha colpito, questa volta nella raccolta di racconti "Il gatto mi ha parlato", è la capacità di rievocare le atmosfere, quasi gli odori, di una Roma che non c'è più. La "verità" di un racconto come "Amici d'infanzia" forse può essere apprezzata interamente solo da chi ha vissuto quel periodo, ma certo aiuterà i giovani almeno a farsene un'idea. Luciano Pallagrosi luciano.pallagrosi@gmail.com Caro Gigli, che tu non sia scrittore di professione me lo dicono le tante cose che so di te: sei un bravissimo disegnatore ed un attento testimone di tutto ciò che d'interessante agita il nostro tempo ma che tu possieda anche la difficile arte dello scrivere me lo dicono le tante, belle pagine che ho avuto modo d'apprezzare e che sono state per me una vera sorpresa. La tua prosa tradisce un pieno possesso del "mestiere di narrare" e la disinvoltura di chi sente d'aver in mano non solo una grande inventiva ma anche di conoscere a fondo la tecnica per sfruttarla nel migliore dei modi. Gli scrittori di professione scrivono per tante ragioni, non ultima quella che consente loro di sopravvivere; quelli come te lo fanno esclusivamente per coltivare una passione che non cerca platee ma, magari, solo un semplice appagamento dell'anima. Con i miei più sentiti complimenti. Piero Piero Carosi picaros@inwind.it Ho letto "Il Gatto mi ha parlato" e mi sono trovata all'interno di un mondo che conoscevo superficialmente o per sentito dire. Un mondo nel quale, per la prima volta in vita mia, ho avuto a che fare con personaggi e situazioni capaci di uscire dalle pagine di un libro per diventare reali, concreti, veri, nei più piccoli dettagli e nell'intima realtà dei loro pensieri, delle loro sofferenze, delle loro gioie e delle loro illusioni. Tale è stata questa mia immersione che molto spesso sono rimasta semplicemente sconvolta dalle imprevedibili conclusioni di alcuni racconti. La novella che dà il titolo alla raccolta mi ha semplicemente spiazzata. Mi sarei infatti aspettata un finale del tutto diverso, sicuramente molto più prevedibile di quanto si è immaginato l'autore del quale non posso non ammirare proprio la capacità di trascinarti letteralmente per i capelli verso conclusioni del tutto inaspettate. Conclusioni a volte realizzate con un'ultima breve riga di testo, se non addirittura con una sola parola. Viviana Boattini C.P. 17 Pomezia (Roma) Appena letto "Il gatto mi ha parlato" non ho potuto fare a meno di telefonare all'autore per ringraziarlo di quella sua vena poetica capace di parlarti nel più profondo dell'anima. In tutti noi alberga un qualcosa sempre molto difficile da esprimere, ma che è lo specchio dei nostri sentimenti più profondi. Spesso davanti alle opere d'arte, nell'ascoltare una musica, nell'ammirare un tramonto, questo qualcosa, pur nella sua labilità, emerge e ci commuove. È quello che ho provato nel leggere "Il gatto mi ha parlato" dove ho ritrovato molte cose di me stessa del tutto inespresse che, grazie alla poesia di Amedeo Gigli, sono riuscite a materializzarsi, magari esprimendosi con qualche lacrima di commozione. Franca Paternò Roma IL GATTO MI HA PARLATO Io l'ho letto e l'ho apprezzato molto, e ora provo a spiegare perché. Il collage in copertina anticipa solo in parte il caleidoscopio di piccole storie e personaggi che man mano si svelano nelle pagine interne. Storie che spaziano nel tempo, dalla seconda guerra mondiale fino all'era di Internet, in genere ambientate in una Roma che oggi forse non c'è più. Personaggi che sprizzano umanità da tutti i pori - con tutto il bene e il male che ciò comporta - anche nei casi in cui essi non sono degli esseri umani: cani e gatti (protagonisti in "Fiume" e in "Gattaccio"), persino "bacarozzi" e pesci (questi ultimi protagonisti della parte conclusiva del poetico e un po' malinconico "Pesci d'aprile"). E, volendo, personaggi possono essere anche gli oggetti, come nel tragicomico "L'anima delle cose", dove sembrano complottare tutti contro un povero malcapitato. Urca! Gli episodi raccontati sono tutti piuttosto brevi, ma arricchiti dalla colorita descrizione dell'ambiente sociale e dei luoghi in cui si svolgono. Una descrizione accurata e precisa, che può essere resa solo da chi quegli ambienti e quei luoghi li ha conosciuti da vicino, e ha la capacità di osservazione bene allenata da svariati decenni di attività professionale e artistica. Dei protagonisti si viene a conoscere tutto l'essenziale, grazie anche a un riassunto della loro storia personale e familiare, che spesso precede o accompagna le vicende principali del racconto. Si tratta quasi sempre di povera gente di borgata, costretta all'arte di arrangiarsi e, in alcuni casi, dedita alla piccola delinquenza - anche se le cose non vanno sempre come previsto ("Il colpo grosso", "Tutto previsto tutto calcolato"). Ci sono storie d'amore interrotte o mai iniziate ("La pistola nel cassetto", "Un invito al cinema", "Suicida per amore"), solitudini di donne poco desiderabili, emarginate tra gli emarginati ("Il gatto mi ha parlato", "Gesualda", "L'ultima a morire"), la guerra vissuta in diretta o in dolorosi ricordi ("Il nazista che mi salvò la vita", "Amici d'infanzia"), vita sociale nella sezione di partito, con qualche imprevisto ("Il dibattito", "Il terrorista"), uomini vittime di tranelli tesi dalle moderne tecnologie ("Servizio a domicilio"), buffi episodi che invitano a sorridere anche degli aspetti meno nobili della vita umana ("La cacarella", "Le cosce", "Il gigante"). In conclusione, tanti frammenti del nostro passato recente narrati con ironia pungente, ma anche con benevolenza e comprensione nei confronti di personaggi tanto umani. Ventuno gustosi racconti scritti con un linguaggio diretto e genuino, intonato a quel piccolo mondo variopinto. Giancarlo Fabbri gc.fabbri@gmail.com Conosco Amedeo Gigli da tanti anni. Vivevamo insieme al terzo lotto delle case popolari di via della Farnesina e anche se la vita ci ha fisicamente separati, ho sempre conservato di lui un ottimo ricordo, soprattutto per l'amicizia che lo ha sempre legato al mio fratello Elio che era suo coetaneo. Abbiamo insieme vissuto le esperienze della guerra e quelle dell'impegno politico. Come tutti i giovani di questo mondo abbiamo discusso sulle formazioni di calcio e sull'esistenza di Dio. Sul socialismo e sul capitalismo senza mai perdere lungo la strada la nostra amicizia e il nostro reciproco senso di stima. Molti, molti anni dopo, ci siamo rincontrati grazie alla sua raccolta di novelle che hanno come riportato in vita tempi, personaggi e situazioni talmente lontane da poterle considerare cancellate dalla mente. Almeno nel ricordo estemporaneo, non certo nel profondo dei sentimenti. Grazie alla ricostruzione poetica di quelle atmosfere, ho avuto come la sensazione di ripercorrere quei tempi con lo stesso spirito, lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di futuro di allora. Infatti proprio di questo si tratta: Quando la reminiscenza del passato è capace di stimolare curiosità, interessi, emozioni, significa che la nostra immaginazione è completamente risvegliata e che ci sentiamo sempre più pronti ad affrontare le inevitabili sfide che l'esistenza stessa ci pone, e ci porrà, ogni giorno davanti. "Il gatto mia ha parlato", oltre a riportare alla luce un periodo storico quasi cancellato dall'oblio, è stato per me una vera e propria sferzata di vita. Grazie alla piacevolezza dei testi e allo spessore poetico dei contenuti. Bruno Roscani V/le della Stella Polare, 32 Lido di Ostia (RM) Ho letto "Il Resuscitamorti" e devo dire, con tutta sincerità, che nessun romanzo era mai riuscito a tenermi legato alla lettura come questo "thriller" di Amedeo Gigli. Non sono riuscito a distaccarmene prima di arrivare all'ultima pagina e alla parola fine. Devo anche dire, sempre con tutta sincerità, che almeno in un paio di pagine ho dovuto superare delle asperità narrative di una drammaticità al limite della sopportazione anche se devo riconoscere, sempre con la stessa sincerità, il rigore e la coerenza con le quali l'autore, in simili frangenti, resti strettamente legato, pur nell'invenzione fantastica della vicenda, alla logica obiettiva della realtà. E non posso non essere altrettanto sincero nell'esprimere tutto il mio apprezzamento per il modo schietto, diretto, senza ipocrisie, con il quale vengono proposti alcuni excursus squisitamente erotici. Per completare il mio pensiero vorrei anche accennare alle invenzioni, puramente letterarie, di ambienti estremamente sofisticati dal punto di vista strettamente tecnico e particolarmente progettati per entusiasmanti ed esilaranti messe in scena di clamorosi ed eccitanti avanspettacoli. Con i miei più sinceri complimenti! Mario Ugolini Marta (VT) Caro Amedeo, ecco cosa volevo dirti riguardo il tuo libro che ho apprezzato molto, è stata una lettura piacevole anche per l'affetto con cui me l'hai dato. Mi è piaciuta l'ironia con cui hai saputo trattare temi semplici, della quotidianità, in cui tutti possiamo riconoscerci; mi è piaciuta l'indulgenza con cui affronti le umane debolezze; mi è piaciuta la condanna forte degli orrori. L'ho letto d'un fiato la sera prima di addormentarmi o aspettando Francesco alla lezione di nuoto. Grazie! Danela Serafini Psicologa Roma I tuoi libri "blasfemi" sono tutt'altro, anche se il buon Savanarola ti avrebbe arrostito per benino sulla pubblica piazza :D Dei due, il Resuscitamorti è quello che ho trovato più interessante. Impressioni assolutamente positive. Entrambi si leggono d'un fiato e sono coinvolgenti. Hai davvero un gran talento! Ugo Crisponi "Un amico" www.aviationgraphic.com Cagliari |